Posts

June 12, 2011

Abusi di potere

Pubblico questo racconto, perché lo trovo simpatico e, visto che è da parecchio tempo che non scrivo un post, riesumo un mio vecchio scritto, giusto per fare presenza.

A parte il mio, i nomi sono inventati.

Lorenzo Di Maggio era un carabiniere. Era appostato insieme al suo collega, Michele Sordo, in uno spiazzo della strada Bazzanese, nei pressi di Casale California (Bazzano), per fare qualche multa.

Erano quasi le cinque, ed era ormai finito il turno, quando una Seat Ibiza bordeaux metallizzato sorpassò un furgoncino proprio nell’incrocio che precedeva lo spiazzo dove avevano parcheggiato la loro Punto.

Lorenzo fermò immediatamente l’auto. Il guidatore abbassò il finestrino:

— Lei è in contravvenzione — disse Lorenzo.

— Senta, adesso lei se ne torna sulla sua macchina e mi lascia stare… — disse il guidatore.

Rivolgendosi a Michele, Lorenzo disse sorridendo: — Ehi, qua c’è uno che vuole farsi arrestare! — poi, rivolgendosi al guidatore: — Patente e libretto, per favore.

— Senta: non mi rompa le scatole più del necessario. Se non la smette di scocciarmi sarà peggio per lei: non vorrei che si ritrovasse sotto un portico a elemosinare qualche pezzo di pane secco… — mentre diceva questo, però, stava porgendo la patente al carabiniere.

— Lei mi sta minacciando o sbaglio, signor — lesse la patente — Marotti?

— Si. E, a proposito: mi dica il suo nome.

— Non la riguarda

— Tanto lo so già. Lei si chiama Lorenzo di Maggio.

— E lei come può saperlo?

— Questo non la riguarda. Allora si toglie dai colgioni o devo incazzarmi?

Il carabiniere divenne paonazzo per la rabbia, ma riuscì a mantenere la calma. Disse: — Ok. Ora sta esagerando. Scenda dall’auto. È in arresto.

Alle cinque e un quarto Lorenzo arrivò al comando dei carabinieri con il signor Marotti, che lo precedeva ammanettato.

Non appena furono entrati, le voci di tutti i presenti si zittirono e guardarono i suddetti con aria incredula.

Un altoparlante strillò: — Di Maggio! Vieni subito da me!

Lorenzo fu molto sorpreso di questo: il maresciallo era arrabbiato con lui. Cosa aveva mai potuto fare per meritarselo? Disse a Marotti, sbattendolo su di una panchina: — Lei stia qui e cerchi di non creare ulteriori problemi. — Poi salì la rampa di scale lì di fronte, per arrivare a una stanza, nella quale entrò, dopo aver aperto la porta.

Fu immediatamente devastato dalle parole del maresciallo: — Ma ti sei completamente rimbecillito? Sei solo una piccola testa di cazzo! Ti rendi conto di cos’hai fatto?

Lorenzo non sapeva cosa dire.

— Idiota! Hai arrestato il narratore! Ma ti rendo conto che è lui che ti permette di vivere? Che ti permette di pensare? Ti rendi conto che se avesse voluto avrebbe potuto cancellarti e per lui non ci sarebbero stati altri problemi? E credi che io possa aiutarti anche ‘sta volta? NO! ‘Sta volta non posso fare niente per aiutarti! Ti sei messo nella merda e ormai ci resterai per sempre!…


Stavo passeggiando sotto i portici di Modena, in Via Emilia. Pioveva a dirotto. Vidi un uomo seduto in terra, vestito di soli stracci. Chiedeva qualche spicciolo. In tasca avevo un pezzo di pane secco. Mi avvicinai al signore: — Lei si chiama Lorenzo, vero?

— Sì — rispose con voce tramante — Mi… Lorenzo Di Maggio.

Gli porsi il pezzo di pane e qualche spicciolo, pensando che così la mia coscienza mi avrebbe dato un attimo di tregua.

— Grazie… Grazie mille signor…? — chiese il mendicante.

— Signor Marotti. Riccardo Marotti.

Me ne andai.