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April 28, 2010

Sofismi sulle stime

Penso che il pretendere di stimare quanto tempo occorre per creare qualcosa, sia lo specchio dell’esigenza di controllo che ha l’uomo su quello che ha intorno. Insomma, è lo specchio dell’insicurezza umana.

Avete mai avuto a che fare con dei costruttori di case? Non esiste che consegnino nei tempi pattuiti. Tre mesi di ritardo sono considerati un ottimo risultato. Eppure si costruiscono case da centinaia di anni: le tecniche e i tempi dovrebbero essere piuttosto noti. Invece no.

Perché? Perché ci sono troppe variabili, su cui non si ha il minimo controllo, da tenere in considerazione.

Per il software vale la stessa cosa. In più il software esiste da molto meno tempo.

C’è un detto zen che dice più o meno: “La natura non ha fretta, ma tutto è portato a termine”. La natura, oltre a non avere fretta, non è neanche particolarmente precisa sulle date.

Luoghi comuni come “non esistono più le mezze stagioni” esistevano già nel XVII secolo1: le mezze stagioni non sono mai esistite. Le cose in natura avvengono con poca regolarità, anche se noi dobbiamo trovare la regolarità dappertutto (sempre a causa dell’insicurezza, che ci porta alla necessità di controllo, ovviamente illusorio).

La natura non rispetta i tempi con precisione, ma segue delle regole precise e si sa con certezza che il tal fiore fiorirà, che il caldo arriverà, che quello che deve succedere succederà, anche se non si sa quando esattamente.

Quello che voglio dire è che voler sapere con precisione quando si potrà consegnare una tal feature è futile. Non si può. Quello che possiamo fare è avere le idee ben chiare su quello che occorre, ed essere lenti ma inesorabili nel portarlo a termine, come fa la natura.

Certo, un cliente non accetterà mai un discorso del genere, ma la realtà è questa.

Io, come cliente di me stesso, pretendo solo di essere focalizzato su ciò che occorre fare; quindi di sapere che finirò quello che inizio, nel modo più efficiente possibile, realizzando tutto, e solo, quello che è necessario.

Ma non di sapere quando lo finirò con una precisione arbitraria.


  1. “Qui in Italia è voce e querela comune che i mezzi tempi non vi son più, e in questo smarrimento di confini, non vi è più dubbio che il freddo acquista terreno. Io ho udito dire a mio padre che in sua gioventù a Roma, la mattina di pasqua di resurrezione ognuno si rivestiva da state. Adesso chi non ha bisogno d’impegnar la camiciola, vi so dire che si guarda molto bene di non alleggerirsi della minima cosa di quelle ch’ei portava nel cuor dell’inverno”. ~Magalotti, Lettere familiari, parte I. lett. 28. Belmonte 9 Febbraio 1683